Martina Rogato, una Designer di Sostenibilità alle Nazioni Unite

In questa intervista per la rubrica Visionarie, esploriamo il percorso professionale e da attivista di Martina Rogato, una delle figure più influenti in Italia e nel mondo nel campo della sostenibilità, della responsabilità sociale d’impresa (CSR) e della parità di genere . Ha ricoperto il ruolo di Co-Portavoce di Women20 per il G20 italiano del 2021 ed è attualmente Co-Chair del Women 7 per la presidenza italiana del G7 2024.

Ciao, sono Alessandra Quaranta. Racconto i cambiamenti in corso nel mondo, dando voce soprattutto ai giovani e alle donne.
La rubrica “Visionarie” è un format di interviste a professioniste impegnate nel sociale che, con la loro ispirazione e intraprendenza, fanno rete e costruiscono progetti per il miglioramento della comunità.
Chi è Martina Rogato?
Sono una consulente che lavora da oltre tredici anni nei campi della sostenibilità, CSR e Diversity. Parallelamente alla mia attività professionale, ho sempre coltivato la mia vocazione attivista: ho iniziato con Amnesty International e poi ho co-fondato Young Women Network e Human Rights International Corner. Ho vissuto esperienze formative e lavorative in Italia, Francia, Belgio e Cina.
Ci racconta brevemente la sua carriera e i risultati di cui è più orgogliosa?
Uno dei traguardi più significativi è stata la creazione di Young Women Network, la prima associazione italiana dedicata all’empowerment delle giovani donne. Sono molto fiera anche del mio ruolo di Sherpa per l’Italia al Women20 durante il G20: alcune delle proposte presentate sono entrate nella Dichiarazione finale dei leader.

Come vive oggi l’uso dei social media in relazione all’attivismo?
Con una certa preoccupazione. Vedo troppi improvvisati divulgatori senza una reale competenza. Io credo che per incidere davvero servano studio, preparazione e impegno concreto sul campo.
Ci sono state persone o libri che l’hanno ispirata nel suo percorso?
Sì, uno dei testi più importanti per me è “Dovunque tu vada, ci sei già” di Jon Kabat-Zinn. Non tratta direttamente di sostenibilità, ma è un libro che parla di consapevolezza e di cammino personale: è stato illuminante.
Sostenibilità: lavoro e parità di genere

Quando ha iniziato ad essere un’attivista per la sostenibilità e per quale causa?
La mia consapevolezza è nata con Amnesty International, una vera scuola di vita. Ricordo in particolare la mia prima protesta contro una grande compagnia Oil & Gas per l’inquinamento del Delta del Niger. Comprammo quote simboliche per entrare in assemblea e portare la nostra voce direttamente all’amministratore delegato e agli azionisti.
Ci spiega cosa significa essere una “designer di sostenibilità” e cosa fa ESG Boutique?
In ESG Boutique ascoltiamo le esigenze delle aziende e sviluppiamo progetti su misura che integrano la sostenibilità con l’efficienza dei costi. Effettuiamo anche uno screening reputazionale delle imprese: vogliamo lavorare solo con chi ha un reale desiderio di cambiamento e non pratica greenwashing.

Ha notato un cambiamento nell’approccio delle aziende alla sostenibilità?
Assolutamente sì. Sei anni fa eravamo una nicchia, oggi siamo diventati mainstream. La spinta arriva sia dai consumatori che dalla normativa europea. Anche in Italia qualcosa si muove, come nel caso della certificazione volontaria di parità di genere, che offre incentivi e vantaggi nelle gare d’appalto.
Quali consigli darebbe a chi vuole lavorare nel suo settore?
Investite in formazione di qualità e non smettete mai di aggiornarvi. La sostenibilità è un campo in continua evoluzione. A marzo lanceremo la seconda edizione delle nostre Masterclass con ESG Boutique.
Quali consigli darebbe ai consumatori per diventare più consapevoli?
Invito tutti a porsi domande sugli acquisti che fanno. Informarsi, mettersi in discussione e agire in base alle proprie possibilità e sensibilità è fondamentale per cambiare davvero.
Qual è la correlazione tra sostenibilità e questioni di genere?
L’approccio alla sostenibilità deve essere integrato. Non si può pensare solo all’ambiente, bisogna considerare anche le dimensioni sociale ed economica. Le donne, specialmente nei Paesi del Sud Globale, sono tra le più colpite dalla crisi climatica.
A che punto è l’Italia in materia di sostenibilità e parità di genere?
Siamo ancora molto indietro per essere un Paese del G7. Secondo il World Economic Forum siamo al 79° posto su 143 per partecipazione politica femminile. Qualcosa si muove sul fronte economico, ma serve un forte cambiamento culturale.
Visionarie Challenge
Può indicarci tre profili di professioniste o attiviste che considera di ispirazione?
Certamente. Segnalo:
- Veronica Buonocore, presidente di Young Women Network
- Claudia Segre, presidente di Global Thinking Foundation
- Teresa Golino, esperta in turismo sostenibile